QUAL È LA COSA PIÙ PREZIOSA CHE HAI?
Dove finisce la burocrazia e inizia la vita privata
Siamo sempre più abituati a sentire la parola privacy: normativa privacy, rispetto della privacy, tutela della privacy, consenso privacy, responsabile privacy, insomma siamo circondati da un'idea di privacy che associamo prevalentemente a una pratica burocratica da espletare e quasi mai a qualcosa che ci appartiene intimamente. Eppure privacy è esattamente questo: ciò che di più personale possediamo in assoluto, la nostra vita privata, che è esattamente la traduzione della parola privacy in italiano. Stracciamo le buste con il nostro indirizzo di casa prima di buttarle nella spazzatura, copriamo la tastiera del bancomat prima di digitare il codice per prelevare denaro e non diamo il nostro numero di cellulare privato a chiunque; in pratica, nella nostra vita di tutti i giorni, stiamo attenti a non far ricadere i nostri dati personali nelle mani di qualcuno che potrebbe danneggiarci. Poi andiamo su internet, usiamo la carta di credito per fare acquisti online, ci iscriviamo a servizi gratuiti e scarichiamo applicazioni e giochi indicando nome, cognome, indirizzo, data di nascita, numero di telefono e email senza farci troppe domande. Ma c'è di più: noi stessi trattiamo una grande quantità di dati personali e la maggior parte delle volte lo facciamo senza la giusta consapevolezza. È per questo che è nato il GDPR, il nuovo regolamento europeo sul trattamento dei dati personali. C'è un'enorme quantità di dati personali che circolano, nel web e non solo. Sono sulla scrivania dell'avvocato o dell'assicuratore, sotto forma di moduli in vista; sono nella sala d'aspetto del dottore, nello schedario con le ricette per i pazienti, a disposizione di tutti; sono in database internazionali che li classificano e li smistano, rendendoli difficilmente controllabili e rintracciabili. È qui che si trova la privacy - quella vera - non quella dei fogli da compilare. La privacy è la nostra vita privata, quella che viviamo ogni giorno e che abbiamo il dovere di proteggere, per noi stessi e per gli altri. Se come persone siamo responsabili della nostra privacy, in qualità di professionisti, studi associati, aziende, enti e associazioni siamo ancor più responsabili della privacy degli altri e non soltanto dal punto di vista etico. Ecco perché adeguarsi alle nuove normative non può significare semplicemente compilare dei moduli: occorre pianificare un nuovo sistema di lavoro, basato su misure di sicurezza adeguate al rischio, riconoscere le minacce, prevederle e arginarle ma soprattutto poter dimostrare di aver messo in campo tutte le misure necessarie ed evitare così pesanti multe, sanzioni e risarcimenti.